Riceviamo e pubblichiamo un interrogazione parlamentare del parlamentare del Partito Democratico, Carmelo Miceli a proposito dei licenziamenti disposti da Igea Banca e altre scelte operate dalle Banche che penalizzino i territori e i lavoratori.
Ecco il testo dell’interrogazione:
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Ministro del Lavoro – per sapere – premesso che:
Igea Banca, società per azioni fondata nel 2015 avente sede legale e direzione generale a Roma ed associata all’Associazione Bancaria Italiana (ABI), è oggi opera-tiva con quattro filiali (Roma, Palermo, Catania e Bronte) e che la compagine sociale è costituita prevalentemente da soggetti appartenenti a diversi ordini professionali, enti istituzionali e da alcuni selezionati imprenditori per un totale di circa mille soci;
dai dati di bilancio del 2018 sono impiegati presso l’istituto bancario 82 dipen-denti tra dirigenti, quadri direttivi ed impiegati e che è stato annunciato un progetto di scissione parziale di Banca del Fucino S.p.A. – presente nel Lazio, Abruzzo, Marche e Lombardia con oltre trecento dipendenti – per incorporazione nella controllante in via totalitaria Igea Banca;
nelle scorse settimane Igea Banca avrebbe assunto 3 dipendenti di cui uno a tempo indeterminato e 2 a tempo determinato, che – secondo quanto riportato da or-gani di stampa –, dopo qualche giorno, sarebbe stato richiesto a due dipendenti con contratto a tempo indeterminato di rassegnare le dimissioni altresì specificando che, in assenza delle stesse, si sarebbe proceduto al licenziamento senza poter accedere alla possibilità di reintegrazione;
nonostante la mostrata disponibilità alla mobilità sull’intero territorio nazionale ed in qualunque ruolo da parte dei dipendenti a rischio, Igea Banca avrebbe formalizzato il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, per ragioni relative all’organizzazione dell’attività imprenditoriale sfruttando un vulnus legislativo senza l’attivazione della prevista procedura di confronto con le organizzazioni sindacali in deroga al Contratto Collettivo Nazionale ABI;
dalle cronache di questi giorni è in evidente crisi il fronte occupazionale del comparto bancario ed assicurativo aggravato dal forte ridimensionamento aziendale annunciato da UniCredit S.p.A. e che, specie in assenza di un serio tavolo di confron-to con il Governo, con le preposte Autorità, con le associazioni di categoria e con i sindacati, avrà un impatto determinante sugli assetti lavorativi e sulle oltre sessanta filiali – di cui dieci in Sicilia – a rischio chiusura con grave pregiudizio per seimila dipendenti –:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa;
Alla luce delle criticità che emergono dai casi in questione, se e quali iniziative di propria competenza intendano assumere affinché venga garantita la piena trasparenza e legittimità delle operazioni, si colmino i vuoti legislativi e vengano tutelati i posti di lavoro nel rispetto dei contratti collettivi e delle normative vigenti.
FIRMA
Miceli
IGEA BANCA ASPETTA L’INTERVENTO DELL’ONU PER REVOCARE I LICENZIAMENTI?