UNICREDIT PALERMO. FABI CHIEDE PIU’ OBIETTIVITA’ NEI GIUDIZI SUI LAVORATORI

 

LA COLPA E’ UN DESTINO (tratto da una storia vera).

In ogni controversia che si rispetti e che si voglia risolvere nel modo più equo possibile, siamo alla presenza di due tesi contrapposte e di una parte veramente terza che decide nel merito nel modo più obiettivo.
La parte terza (giudicante), per essere veramente tale, deve ascoltare senza pregiudizio entrambe le parti e pur essendo, spesso e volentieri, purtroppo, della stessa ” classe” della pubblica accusa (ecco perché in Italia, per esempio, si parla spesso di dividere le carriere tra la magistratura inquirente e quella giudicante) cerca di soppesare attentamente tutti gli elementi posti al suo esame per decidere nel modo più saggio.
Questi semplici principi, che cerchiamo di spiegare nel modo altrettanto più comprensibile possibile, sono universalmente riconosciuti affinché, lo ripetiamo ancora una volta, si possa avere una ” sentenza” giusta (sia che si confermi o no la tesi della parte ricorrente). Accade, invece, purtroppo, che qualche HRBP già nella semplice fase di ascolto del ricorrente, in modo preordinato e pregiudizievole, provi a smontare punto per punto quanto asserito dal collega. Anziché limitarsi, com’è corretto che sia, com’è scritto in tutti i libri di diritto o com’è rappresentato in tutti i film di genere (evidentemente l’Hrbp in questione, a differenza degli altri suoi colleghi, non vede questi film e nemmeno legge questi libri) a porre delle domande per meglio comprendere la tesi del ricorrente, a ogni assunto, fatto, scritto, testimonianza, ha già l’obiezione pronta e la risposta demolitrice confezionata. Davanti certificati medici ospedalieri, dove il ricorrente dimostrava il rapporto causa effetto dell’aggressione verbale del valutatore, con il suo stato d’animo di estrema prostrazione, davanti alle dichiarazioni univoche e concordanti dei ricorrenti sul modus operandi e iudicando del valutatore di grande “improvvisazione”, davanti alle numerose testimonianze conclamate, riscontrate, incontrovertibili dei colleghi del piano che più di una volta hanno assistito increduli alle urla del valutatore (cui il tifoso ultras, benché dotato di megafono, non può competere) abbiamo assistito in diretta a un’arringa difensiva del giudice!
” e se vi siete detti non sta succedendo niente”.
E’ tornata alla memoria la giustizia di Collodi e del povero Pinocchio che, benché vittima di ” privazione indebita di Monete” (nel nostro caso anche di serenità) sia stato imprigionato. Senza nemmeno ponderare quanto è veramente accaduto. Senza nemmeno fingere un ” ritiro in camera di consiglio” per un verdetto che dovrebbe essere sino all’ultimo imprevedibile. Lo sapevamo, e lo avevamo capito sin da subito che il “metodo” utilizzato entrava subito nel ” merito ” perché il ricorrente comunque era assolutamente in colpa “perché è il suo destino “. In barba ad ogni principio di equità e trasparenza .
” anche se avete chiuso le vostre porte al nostro muso”.
Dispiace che l’Hrbp ha perso, invece, una ghiotta occasione. L’azienda predica che le siano fatti nomi, cognomi, fatti, circostanze per punire severamente chi esagera nelle politiche commerciali.
” e se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri ”
L’Hrbp ha avuto tutto , da più colleghi , scritto in più verbali con persone diverse. Evidentemente i problemi comportamentali non sono oggetto del ricorso per la valutazione professionale. Come affermare che un assenteista fosse giudicato con obiettivi superati o un collega irascibile con ” performance ” di assoluto valore.
Meraviglia che il pressappochismo del giudizio nasca non da un Hrbp di primo pelo, ma da chi riveste questo ruolo da più anni. Ci chiediamo come l’azienda possa tollerare questa ” autoreferenzialità”, questo tentativo goffo di provare a gestire i conflitti, di zittire e irretire il ragazzo che denuncia che il re è nudo.
Avendo sposato in pieno per dogma, per fede, la tesi del valutatore , avete abbondantemente superato il limite della terzietà del giudizio addentrandovi in quello sì più “comodo” ma intriso di complicità e sodalizio.
“E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti”
RSA Palermo Unicredit 24 luglio 2018

Nelle foto: Giuseppe Angelini – Segretario Responsabile RSA UNICREDIT SPA PALERMO 

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